Il progetto nasce da un tirocinio presso l’Istituto storico grossetano per la Resistenza e l’Età contemporanea (Isgrec) che ha permesso alla studentessa di accedere al fondo del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale di Grosseto (Cpln). La storia del fondo è difficilmente ricostruibile sia a causa dello stato attuale di ordinamento dell’archivio comunale di Grosseto che lo conservò dall’immediato dopoguerra sia delle condizioni stesse del fondo. Per quel che concerne l’integrità, è tuttavia da sottolineare la mancanza dei primi verbali del Cpln, presumibilmente smembrati dal resto dei documenti e rimasti presso l’archivio del capoluogo maremmano. Le restanti carte del Cpln, invece, dopo l’incerta fase iniziale, nel 1975 vennero depositate (in virtù della delibera del Consiglio comunale n. 31 del 10 marzo 1975) presso l’Istituto storico della Resistenza toscano (Isrt), dove furono oggetto di una sommaria inventariazione. Si trattò di interventi parziali che si tradussero in una ricondizionatura dei fascicoli in nuove buste e nella redazione di un elenco poi inserito nella Guida agli archivi della Resistenza.[1] In seguito, il Consiglio comunale di Grosseto, con la delibera n. 22 del 14 marzo 1997, decise il deposito dei documenti presso l’Isgrec, al fine di favorirne la valorizzazione e l’utilizzo. La presa di consegna del fondo da parte dell’Archivio dell’Isgrec (Aisgrec) è avvenuta nel 1999, stante il nulla osta della Sovrintendenza archivistica per la Toscana del 14 settembre 1999.[2]
Il fondo è composto da 43 buste dai contenuti molto vari, ma limitati esclusivamente agli anni dal 1944 al 1946. Si tratta di materiale in via di riordino: al momento della redazione di questa tesi, le carte non erano né ordinate né numerate. Esisteva solo la descrizione del 1975 che riportava sommariamente intitolazioni, cartulazione ed estremi cronologici dei singoli fascicoli, i cui riferimenti risultano spesso discordanti rispetto a quelli rilevati nel corso di una prima analisi della documentazione. Da una rapida ricognizione si è evinto che la maggior parte delle buste contiene carteggi fra il Cpln e le istituzioni pubbliche e private della provincia. Da segnalare la consistente presenza di documenti provenienti all’archivio della locale Federazione del Partito Nazionale Fascista (Pnf) e del Partito Fascista Repubblicano (Pfr).
In particolare, lo studio sfrutta l’ampia quantità di documenti relativi al tema dell’epurazione, concentrati in buste più o meno specifiche come la busta 7, divisa in tre filze, in cui sono raccolte circolari e carteggio con l’Alto Commissariato aggiunto per la punizione dei delitti fascisti, elenchi di appartenenti locali alla Guardia Nazionale Repubblicana (Gnr), denunce, verbali di perquisizione e mandati di arresto a carico di presunti fascisti; o come la busta 10 che, fra le carte le più varie, contiene un ampio carteggio concernente la creazione della Delegazione provinciale per le sanzioni contro il fascismo, voluta da Nenni nel 1945, e vari documenti riguardanti il passaggio di responsabilità del processo epurativo dagli alleati al Cpln e, in seguito, al Delegato provinciale dell’Alto Commissario per l’epurazione. Rilevante appare la busta 17, molto voluminosa, che raccoglie un vasto numero di elenchi di fascisti, stilati dal Cpln e dai Comitati di Liberazione Nazionale (Cln) locali (ad esempio, le liste dei segretari politici della Federazione grossetana del Pnf, degli iscritti al Pnf con le qualifiche di «marcia su Roma», «sciarpa littorio», «antemarcia», «squadrista», degli iscritti e delle iscritte al Pfr di Grosseto, dei componenti i direttori dei fasci di combattimento della provincia e degli appartenenti alla Gnr). Altre buste, ad esempio la 29, contengono documenti relativi al problema del rilascio dei nulla osta politici o la corrispondenza fra il Delegato provinciale dell’Alto Commissario per l’epurazione, il Cpln, i Cln locali della provincia, la Prefettura e la Questura riguardo alle richieste di informazioni a carico di iscritti al Pnf o al Pfr (ad esempio, nella busta 27 la filza 2 contiene più di trecento denunce pervenute dai Cln della provincia al Cpln). Infine, le buste dalla 31 alla 41 contengono i fascicoli personali degli iscritti locali al Pnf e le denunce a carico dei medesimi trasmesse alla Procura Reale di Grosseto (documenti dal 22/5/1944 al 17/5/1946, cc. 8.950).
Dall’Introduzione
L’importanza di un archivio quasi del tutto sconosciuto agli studiosi e così ricco di documenti risulta cruciale per il tema dell’epurazione che, per quanto riguarda la provincia di Grosseto, non è mai stato trattato in sede storiografica. In effetti, la posizione della Maremma sulla linea del fronte, a metà fra l’Italia centromeridionale liberata e l’Italia del Nord occupata, crea non poche difficoltà per uno studio specifico. Nella zona si sovrapponevano in maniera confusa tutti e tre i governi di fatto all’epoca esistenti, quello della Repubblica sociale italiana (Rsi), quello alleato e quello italiano, e le decisioni pratiche in materia di epurazione vanno interpretate sulla base di circolari di cui non è certa la reale applicazione. Inoltre, la situazione della provincia va analizzata anche in rapporto al forte ruolo rivestito dal Cpln che riuscì qui a imporsi come interlocutore privilegiato degli alleati e del governatore provinciale, il ten. col. R.A.B. Hamilton, in molti ambiti, fra cui quello epurativo. Ecco quindi che nell’archivio troviamo traccia di una commissione del Cpln per l’epurazione e l’assunzione che, fino alla creazione della Delegazione provinciale dell’Alto Commissariato per l’epurazione, sembrerebbe agire in piena autonomia rispetto al governo Badoglio e alle sue direttive. Proprio considerando tale confusione e sovrapposizione di responsabilità, il fondo in questione parrebbe poter offrire un valido punto di partenza per una ricerca sull’epurazione nella provincia, in quanto contiene […] numerosi documenti riguardanti i rapporti fra il Cpln, l’Allied Military Government (Amg) e il governo italiano, rappresentato in quest’ambito dal Delegato provinciale dell’Alto Commissariato per l’epurazione. Un’altra tematica che emerge con forza dallo studio dei documenti presenti nel fondo è quella relativa al legame esistente fra epurazione e ambito lavorativo: in provincia di Grosseto, l’epurazione non solo comportava licenziamenti e allontanamenti di impiegati, ma andava anche a condizionare le assunzioni, come appare evidente persino dal nome della commissione del Cpln, definita appunto «per l’epurazione e l’assunzione». Parte consistente dell’archivio, in effetti, è formata da procedure di nulla osta politici concessi a chi partecipava ai concorsi o faceva domanda di assunzione, e numerose denunce a carico di fascisti scaturiscono dall’accesa concorrenza per i posti di lavoro e dalla tendenza diffusa nella provincia a favorire nelle assunzioni i partigiani. Infine, un aspetto molto interessante […] è quello che concerne i rimandi ad altre fonti. L’archivio del Cpln di Grosseto, in effetti, presenta la caratteristica fondamentale di essere un fondo «ampliabile» perché […] esso è composto in gran parte da corrispondenza con altri enti sia pubblici che privati; ciò significa, in pratica, che le circolari diramate dal Cpln dovrebbero essere reperibili anche (o talvolta solo) presso l’archivio comunale, quello della Prefettura, quello dell’Anpi provinciale, e così via. La vastità delle relazioni intrattenute dal Cpln è solo ipotizzabile, i rinvii sono molteplici e ampia quindi è la quantità di documenti pertinenti all’epurazione recuperabili in questo modo. Basti pensare alla fitta rete di contatti quasi quotidiani intrattenuti dal Comitato con i Cln locali.
[1] Guida agli archivi della Resistenza, Pubblicazioni degli archivi di Stato-Strumenti IC, Roma, 1983, pp. 752-762.
[2] Cfr. L’archivio del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale di Grosseto (1944-1946), a cura di L. Mineo, in preparazione.