Nel 2007 è stata pubblicata, a cura di Barbara Solari, l’antologia dei sonetti del roccatederighino Savino Bannardi: “Sonetti. Savino Bennardi” (edizioni Effigi). Difficile tracciare una pur breve biografia di Savino Bernardi (Bennardi all’anagrafe, per un errore – pare – di trascrizione dell’ufficiale di stato civile). Le poche notizie che abbiamo su di lui sono i pochissimi ricordi di chi l’ha conosciuto e i pochi sonetti in cui racconta della propria vita. Quelle che ha lasciato dietro di sé sono solo deboli tracce. Nato a Roccatederighi il 3 novembre 1885 da una famiglia contadina e di ideali socialisti, visse tutta la vita nel piccolo paese, coltivando la sua terra, frequentando la sezione del Partito socialista e componendo i suoi sonetti. Sposato con Isola Magnanelli nel 1912 ebbe tre figli: Galeno, Bruna e Boero, morto prematuramente nel 1933.
Riformato a causa di una ferita d’arma da fuoco all’occhio, non prese parte né alla prima, né alla seconda guerra mondiale. Sicuramente non fu un perseguitato politico: il suo nome non figura tra i fascicoli del casellario politico centrale. Il suo nome non figura neanche negli elenchi dei partigiani riconosciuti, ma sappiamo dai ricordi dei suoi discendenti che anche se non prese parte direttamente alla Resistenza (aveva quasi sessant’anni all’epoca), aiutò i partigiani della zona.
Savino Bernardi figura tra i fondatori e quale membro del comitato esecutivo di sezione del partito Socialista, ricostituita a Roccatederighi il primo ottobre 1944, quattro mesi dopo il passaggio del fronte. L’impegno dei socialisti di Roccatederighi fu teso fin dall’autunno del 1944 a farsi interprete delle molte esigenze della popolazione presso le autorità civili e politiche al fine di ricostituire il Comune, da un lato, e ad aiutare materialmente la ricostruzione del paese dopo le devastazioni della guerra, dall’altro. Un impegno che per Bernardi fu “ufficializzato” con l’elezione a consigliere comunale nelle elezioni amministrative del marzo 1946.
Della vita di Savino Bernardi, lo si è già detto, rimangono poche e timide tracce: l’atto di nascita, quello di matrimonio, l’atto di morte, i verbali delle delibere nel primo consiglio comunale regolarmente eletto nel dopoguerra, i pochi ricordi di chi l’ha conosciuto. La sua vita, allora, è tutta lì, in quei pochi quaderni manoscritti, in quei versi tracciati con una calligrafia incerta, in frasi piene di errori grammaticali e termini dialettali, in quelle che lui stesso definisce “[…] parole di un povero bovaro” autodidatta, “rudi e sconnesse” ma “sincere” .
Il linguaggio usato da Bernardi è tipicamente dialettale e la trascrizione dei sonetti, nati come poesia orale, piena di errori grammaticali e di sintassi. E’ lecito ipotizzare che il passaggio dalla forma orale a quella scritta faccia perdere molto ai testi, proprio perché composti per essere recitati “al momento”. Scorrendo le pagine dei quaderni lasciati dall’autore, appare chiaro che i sonetti sono stati trascritti successivamente all’essere stati composti. Cronologicamente non sono consecutivi e le date apposte spesso sono precedenti a quelle in cui le vicende cantate si verificarono. Traspare però fortemente la volontà dell’autore di lasciare una traccia di sé, una sorta di testamento morale, un’eredità che se è affettivamente rilevante per coloro che lo hanno conosciuto o che ne sono discendenti, è importante anche per chi voglia capire come siano stati vissuti e percepiti alcuni degli avvenimenti più importanti della politica italiana dal Ventennio agli anni Sessanta. Figlio e cantore della sua terra e testimone del passaggio dal fascismo alla democrazia, dalla monarchia alla repubblica, Bernardi vive questi eventi e li racconta, dal di dentro, con la semplicità e con la schiettezza degli ideali per cui ha vissuto e per i quali ha combattuto.
Si è scelto di suddividere i sonetti in 8 sezioni tematiche (1. Il fascismo; 2.La guerra; 3. Dalla monarchia alla Repubblica; 4. I primi anni della Repubblica; 5. Il partito socialista; 6. Il lavoro; 7. I processi; 8. Varie) e si è cercato di collocare ogni componimento nel contesto culturale e storico del suo tempo, tenendo sempre presente che la vita e l’ispirazione poetica di Bernardi si possono rileggere solo alla luce della cultura laica diffusa in tutta la Maremma fin dall’epoca risorgimentale. Essa si è andata creando e ha messo radici di pari passo con l’infiltrazione del pensiero anarchico e socialista tra la popolazione, ed emerge, se non da testimonianze dirette, dalle cronache della stampa locale e dagli scritti di personalità quali quelle di Ravagli e di Gamberi.